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L’arte contemporanea in 10 artisti

Il professor Nifosì ha presentato il suo nuovo libro da Feltrinelli

L’arte contemporanea in 10 artisti (Laterza, 2022) è l’ultima pubblicazione di Giuseppe Nifosì, docente presso la nostra istituzione scolastica e già autore di vari fortunati manuali di storia dell’arte per i licei. Il libro è stato presentato alla Feltrinelli di Genova lo scorso 6 ottobre in dialogo con Matteo Sacco (peraltro suo ex studente). 

Per sommi capi si sono toccati punti centrali della riflessione artistica contemporanea, a cominciare dal dubbio con cui tutti ci confrontiamo: è arte un’opera priva di maestria pittorica o scultorea? La risposta non può che essere segmentata: un artista sceglie una determinata forma espressiva perché non può esprimersi in altra maniera con la stessa efficacia; un’opera può essere dirompente anche senza abilità tecniche (e viceversa, impeccabili autori di soggetti religiosi o ritratti su commissione non hanno lasciato un’eredità stimolante); l’urgenza contemporanea si concentra più sull’espressione di sé che sul desiderio di piacere e compiacere lo sguardo; la creazione di forme armoniose appartiene solo a un periodo limitato della storia artistica e sarebbe un errore ridurre la nozione di arte a una sua parte. 

Si sono citati i quadrati monocromi di Mark Rothko, attraverso i quali hanno preso voce le diverse fasi emotive della sua vita, fino alla cupa stagione finale culminata in una serie di tele nere. Oppure le performance di Marina Abramović, che lasciando manipolare il proprio corpo dai passanti ha denunciato la violenza umana con un’intensità che un quadro forse non avrebbe raggiunto. Oppure, ancora, un mucchio di ottanta chili di caramelle ammassate da Félix González Torres, addolorato per l’Aids del compagno: una montagna di dolcezza di cui gli avventori della galleria potevano servirsi liberamente, creando un parallelo con la perdita progressiva dell’uomo amato.

Qual è l’origine di questa nuova arte? Probabilmente il Romanticismo ha segnato il primo momento di rottura con il passato: Nifosì ha ricordato la domanda che Leopardi si pone nel Canto notturno di un pastore errante dell’Asia: “ed io che sono?”. Questo interrogarsi su di sé, questo bisogno di comprendere la propria essenza, è alla radice di un nuovo atteggiamento verso l’arte, alla quale non si chiede più di piacere secondo canoni condivisi bensì di rivelare la parte più profonda dell’io. E forse Van Gogh, con le sue innovazioni, con i suoi tormentati autoritratti, ma anche con la sua storia personale di emarginazione, ha rappresentato un momento di svolta decisivo. 

Infine il rapporto con il divino è un altro nodo originale della contemporaneità. Se il discorso sull’uomo si è staccato da uno sfondo religioso, gli artisti hanno sviluppato le loro ricerche prescindendo da qualunque ente trascendente. Caduto il collante della fede, le società occidentali ragionano sul proprio destino in termini laici e le opere d’arte sono legittimate unicamente dai loro strumenti a parlare di noi e a sussurrare delle verità. Nella loro autonomia risiede la loro originalità e potenza espressiva. 

Si è voluto dare qui una breve rassegna dei temi toccati dalla presentazione, resa ancora più affascinante dall’eloquio aristocratico e coinvolgente di Nifosì. Una nutrita pattuglia di studenti, attuali e passati, ha testimoniato anche l’affetto e la passione suscitati in classe nel corso degli anni, ricordandoci che un docente si realizza quando accende una fiamma in chi lo ascolta.

(D. Sinfonico)